Una leggenda popolare

ONDAMAGGIORE è anche un'indagine sulla culturale popolare locale. "La leggenda di Polidoro da Cerro", che abbiamo trovato su "La Sponda Magra - Leggende del lago Maggiore", è stata interpretata dai ragazzi della 3B LAV del Liceo Sereni di Luino.
Dopo un lavoro di analisi del testo e la stesura di uno storyboard, gli studenti hanno realizzato le fotografie che sono protagoniste dell'esposizione di via Palestro a Laveno Mombello, sui vecchi muri esterni della Biblioteca Civica.

Come spiegato da Giorgia e Lorenzo durante il vernissage tenutosi il 2 giugno, il bianco e nero delle fotografie evoca un'aura di mistero intorno al racconto, le immagini più chiare raccontano i momenti sereni e d'amore della leggenda, mentre quelle più scure sono riferite al pericolo ed ai momenti di tensione.






























Le affissioni saranno visibili sui muri della Biblioteca Civica di Laveno Mombello che si affacciano su via Palestro, fino al 16 giugno 2019.




La leggenda di Polidoro da Cerro è stata reinterpretata e recitata dall'attrice Alice Salvoldi, durante il nostro vernissage il 2 giugno.

Fotografie dell'evento a cura di Fabio Binda @tidalclouds


















Abbiamo scelto il testo de "La leggenda di Polidoro da Cerro", tratto da "LA SPONDA MAGRA - LEGGENDE DEL LAGO MAGGIORE", di Costanzo Ranci, un'antica edizione Libreria Editrice Ambrosiana del 1931. Un testo poco conosciuto, come il suo autore.
Questa scelta non è stata casuale ma dettata proprio dalla volontà di portare gli aspetti meno inflazionati della nostra cultura.

Di seguito, un estratto dalla Prefazione del libro, che ci ha molto toccati:

"- Per Reno, Arolo, Ispra, Ranco, Angera, avanti signori, per la riva magra si parte! (...) Il battello, attraversato il bacino, la costeggiò filando veloce, in tutta fretta di fuggirsene via da quel lago ampio e deserto che, risvegliandosi infastidito al rombo, pareva volesse imporre nuovamente il silenzio con lo sciabordio dell'onde sulle ghiaie del lido.

La costa, velandosi di nebbie, s'addormentava placida nella serenità della notte, ma il baluardo del Sasso del Ferro, dalla cima concava come cratere di vulcano spendo giganteggiava nell'ombra sovrastando con la sua mole arida e brulla la linea ondulata delle colline, le macchie nere delle boscaglie, la vastità delle lande desolate. Il fanale rosso d'un pontile s'accese nel buio, un'altura si profilò sull'azzurro, si fece vicina, apparve coronata di stelle.
Quando toccai la sponda mi parve che tutto a me d'intorno: il suolo, le acque l'erbe, gli alberi, palpitassero nell'oscurità con la cadenza stessa del mio cuore."

Un ringraziamento va ad Alberto Spertini per averci fatto conoscere questo prezioso testo.